un po’ di storia
Signor Cappo, Il suo è sempre stato un gran lavoro dietro le quinte.
«Noi siamo quelli che risolvono i problemi per la riuscita dello spettacolo».
Cosa fa esattamente?
«Gestisco centinaia di fornitori fra montatori di palchi e facchini, tecnici specializzati per le luci, l’audio e il video, più tutte le attrezzature. Inoltre coordino il personale di supporto al cast. Per esempio, ho distribuito oltre 4 mila auricolari radio Fm, tutti su frequenze diverse».
Quanto è diverso un evento cittadino dal rock?
«E’ un altro ritmo, richiede anni di preparazione per garantire il budget, è un operazione molto grossa».
Quanto c’entra la musica?
«La musica mi ha portato qui. Ho cominciato da fonico e negli anni Ottanta ho lavorato in tanti grandi concerti: Amnesty International, Madonna, Bruce Springsteen, Sting, i Pink Floyd, Eros Ramazzotti, Laura Pausini fino al Primo maggio a Roma nel 2001. Non solo musica: con altre società ho lavorato a “Cartoons on the Bay”, la rampe di snowboard nel piazzale di San Siro e lo Swatch Wave Tour: un milione di litri d’acqua per un’onda vera con tanto di surfers. Ma le occasioni le ho avute grazie al caso, a un mese dalla gara che la Magnolia ha vinto e a cui io mi sono affiancato come consulente con la mia piccola società».
Come si scelgono i fornitori?
«Si mettono in competizione per il migliore rapporto qualità-prezzo. Io ho scelto aziende italiane poco note: per esempio la «Space Cannon» di Fubine, Alessandria, leader di proiettori per le «search lights» (erano loro le luci che illuminavano le Torri Gemelle a New York), capo commessa (le altre luci sono di Agorà de L’Aquila). Il preventivo di altri concorrenti era di 3,5 milioni di euro: con loro abbiamo speso 2,2 milioni».
Si guadagna bene?
«L’equivalente di un buono stipendio, ma non è certo un posto fisso».
Cosa farà da grande?
«Spero di continuare. La mia è una squadra affiatata, il meglio nel panorama italiano». Problemi? «Sempre, ma non ci facciamo spaventare, meno male che ci ha aiutati spesso il bel tempo».
Cosa cambia con il digitale?
«Ha reso tutto più semplice e sofisticato, ma non ha abbassato i costi. E gli intoppi non mancano».
Alberto Pilot